I torrenti di Cherasco

Nel letto del Ruisseau Crosio, affluente sulla sponda destra del fiume Stura de Demonte, a ovest del comune di Cherasco, affiorano le Argille Lugagnano, note anche come Argille Azzurre. Fanno parte della successione sedimentaria che segna il passaggio del Miocene (Marne di Sant'Agata, Fossili del Tortoniano, Messiniano Evaporitico della Vena Gesso, dove si è assistito ad una crisi di salinità nel bacino del Mediterraneo, con un logico calo del livello del mare, fino a raggiungere condizioni di emersione con i depositi continentali dei Conglomerati di Cassano Spinola). Nel Pliocene, con il ritorno delle condizioni di mare profondo, si depositano le Argille di Lugagnano, seguite dalle Sables d'Asti (depositi costieri). Il riempimento finale del bacino marino viene effettuato con contributi fluviali e deltaici di Villafranchien. Ecco gli eventi accaduti nell'area di Cherasco tra -11 e -2 milioni di anni fa. In questo intervallo di tempo, le argille del torrente Crosio de Cherasco sono datate a -5 milioni di anni grazie ai fossili che contengono.

Concetto scientifico

Si tratta di argille azzurre, all'interno delle quali troviamo grandi molluschi con piccole conchiglie bianche, molto fragili; qualche anno fa, la scoperta paleontologica più importante è stata quella dei fossili di due magnifiche stelle marine (di tipo Astropectene cfr irregolarità pentacanthus - Stella a pettine comune completamente priva di spine sulle placche sopramarginali, presente nel Mediterraneo). Lo studio dei micro-fossili, i Foraminiferi, sia bentonici (che vivono sui fondali marini) che planctonici (che vivono e si muovono nel tratto idrico), e la loro relativa abbondanza, forniscono dati scientifici. essenziali: sono ciò che ci permette di datare il sedimento a - 5 milioni di anni (fase Zanclean del Pliocene Inferiore) e di analizzare un ecosistema marino sviluppatosi a una profondità di circa 100 metri. Il colore azzurro chiaro delle argille indica un ambiente tranquillo e scarsa ossigenazione dell'acqua.

Collegamenti ad altri 22 siti - I torrenti Cherasco sono nati in seguito al grande fenomeno geomorfologico denominato “Cattura del Tanaro”, che ha cambiato la geografia della maggior parte dei fiumi alpini del Piemonte meridionale durante l'ultima glaciazione. Il Tanaro, che in precedenza si congiungeva al Po attorno a Carmagnola, veniva catturato direttamente o tramite un torrente che si liberava seguendo gli affioramenti di gesso messiniano nella valle d'Alba. Il repentino cambio di quota di questo nuovo tracciato ha favorito una rapida erosione dei sedimenti del Bacino Terziario Piemontese provocata dai fiumi, coinvolgendo anche l'area denominata Rocche du Roero, il fiume Stura e suoi affluenti. Nasce così il promontorio di Cherasco e l'altopiano situato tra Bra, Fossano e Cuneo: il profondo solco esposto in pieno giorno i sedimenti interrati che oggi raccontano la storia degli ultimi milioni di anni di questo angolo di Piana di Po.

Notizie di collegamento del paesaggio

L'erosione dei canyon scavati dai torrenti Cherasco espone continuamente nuovi fossili, che meritano di essere osservati e segnalati. Il nome Rio Crosio deriva dal dialetto locale “encreus”, che significa profondo. Si tratta infatti di un canyon con pareti verticali, dove la natura regna ancora allo stato brado, con risorgive e oltre 700 specie di fiori e piante sia alpine (di tipo freddo) che mediterranee (da tipo caldo) in base alla loro esposizione; sulle rive del canyon si può ascoltare il canto degli uccelli, mentre gli animali fugaci si nascondonoont mentre passi. Tutta la vita vegetale e animale si sviluppa attorno al torrente, seguendo una regola antica quanto il mondo. Quindi, prima che questi delicati ecosistemi scompaiano definitivamente, l'uomo deve imparare a proteggere e rispettare questi fragili ambienti, compresi i bacini idrografici che si trovano a monte e che deviano o scaricano l'acqua nella rete idrografica dei torrenti.

Aneddoto

Le stelle marine del torrente Crosio de Cherasco sono state scoperte nel 2012 da una bambina del luogo, durante una passeggiata con il padre sul sentiero ora riqualificato.       

Questa ragazza curiosa e meticolosa, di nome Ginevra Grisotto, stava allora frequentando il secondo anno di college.

Dopo il ritrovamento e il suo annuncio al Museo cittadino, il Dipartimento Archeologico ha affidato la missione di ricerca e studio dei fossili contenuti nei sedimenti ai paleontologi Giovanni Repetto, del Museo Civico “Federico Eusebio” di Alba, ed Erica Bicchi del Polo di Scienze Ambientali, Gruppo Esaip, di Saint Barthélémy d'Anjou in Francia. Oggi le due stelle marine Astropectene sono conservati presso il Museo Segre di Cherasco. Il carattere eccezionale di questa scoperta sta nel fatto che solo altri due sono conosciuti nel territorio di Alba e Bra:  Astropecten bispinosus - Stella a pettine ispido (Otto, 1823), osservata e descritta da Federico Sacco (1893) per il Pliocene di Bra, e una copia fossile, purtroppo priva di dettagli notevoli, illustrata da Oreste Cavallo e altri autori (1986), ritrovata nel Tortonien des marls di Alba.